Quand’è che facciamo le cose più belle far stare bene un’altra persona? Quando siamo innamorati.
Allora, ciò che dobbiamo fare per rendere viva e vitale la relazione diventa subito evidente, facile, immediato, persino ovvio. E l’impatto sull’altra persona è fortissimo, e genera un circolo virtuoso che fa bene sia a chi dà sia a chi riceve quell’attenzione così speciale.
Voglio lanciare una provocazione: quella di un’azione ecologica e sostenibile che non parte dal sapere, ma dal sentire.
Come cambia il nostro atteggiamento nei confronti della natura, se partiamo non dalle informazioni (quasi sempre preoccupanti) sullo stato di salute del pianeta, o dalle policy aziendali, o dai protocolli internazionali, ma dal sentimento di intima interconnessione con esso, dal sentirci un tutt’uno con la bellezza della Natura, parte di quell’armoniosa orchestrazione di vita che anima la Terra da miliardi di anni?
Una volta che siamo nella percezione della bellezza della Natura e della nostra sostanziale appartenenza ad essa, è inevitabile desiderare di proteggerla, e far sì che le generazioni future abbiano la stessa possibilità di goderne e beneficiarne.
“We don’t need more information, we need more understanding”
Ali Shapiro.
Siamo già saturi di informazioni di ogni tipo, ora abbiamo bisogno di “understanding”, cioè di com-prensione che significa “prendere con sé”, “fare proprio”, “rendere parte di sé”.
Attivando la nostra capacità di sentirci tutt’uno con la natura, attiviamo la nostra connessione con la sua intrinseca intelligenza, che da 3,8 miliardi di anni porta avanti la vita sulla terra “senza protocolli o politiche per la sostenibilità” (Janine Benyus nel suo TED Talk), con bellezza e in armonia, risolvendo problemi inimmaginabili e superando cambiamenti sconvolgenti, generando una sempre maggiore ricchezza di risorse per tutti i membri di un ecosistema.
Già Fromm (primo ‘900) e più recentemente Wilson (1984) parlavano di biofilia come di quell’innato senso di affiliazione dell’essere umano con gli altri esseri viventi, animali e vegetali.
Alcuni fattori facilitano l’emergere della biofilia e la nostra consapevolezza di essa, e riguardano un modo di andare in natura e di stare con la natura che è alla base di un vasto movimento internazionale di esperti di biomimicry, ecopsicologia, ecoterapia, connessione con la natura, nature mentoring e nature coaching, e che sta a poco a poco arrivando anche in Italia.
Alcuni di questi fattori sono:
- L’abbandono dei device elettronici per l’intera durata dell’esperienza in natura, per evitare che la nostra attenzione resti agganciata a qualcosa di esterno ed estraneo al momento dell’esperienza nell’ambiente naturale prescelto e nel momento presente;
- La disponibilità ad ascoltare, e a stare in compagnia del silenzio, rallentare, e godersi un tempo senza la preoccupazione di dover “fare in fretta”;
- L’accostarsi all’esperienza in natura attraverso l’attivazione sensoriale più completa;
- L’attivazione di uno stato di attenzione allargata sull’ambiente e gli abitanti dell’ecosistema, uscendo dalla bolla dei propri pensieri, calmando progressivamente la mente allenandosi a tenere l’attenzione sugli input sensoriali e tenere vivo uno stato di mindfulness, di consapevolezza sul momento presente.
- La disponibilità a permettersi di non dover “fare” niente: anzi, l’allenamento a solo ascoltare, solo riempire i propri sensi, riportando la mente al corpo, e il corpo alla mente, ogni volta che il mondo dei pensieri si rifà vorticoso.
- Seguire il proprio intuito nella ricerca del proprio piacere: cercare un modo di camminare che ci dia piacere, sederci in un posto che ci dà piacere, goderci le sensazioni piacevoli che ci vengono dal sole, o dal suono del mare, o dal fruscio delle foglie, senza avere fretta di passare oltre, di cercare altro, immergendosi nell’esperienza piacevole del momento senza bisogno di fare altro, allenando anzi il “non fare”, lo “stare” nel “sentire”. E nulla più.
Come dicono spesso i partecipanti dei miei gruppi al termine delle esperienze di nature coaching e connessione con la natura:
“In effetti ci vuole poco per stare bene. Basta fermarsi, e ascoltare. Già questo basta per rigenerarsi”.
“Non sono per niente abituato ad ascoltarmi, non penso mai a farlo. Ho scoperto quanto è importante e mi fa stare bene”.
Ascoltare la Natura fuori ci fa sentire la nostra sostanziale sodalità con il mondo naturale, e ci fa scoprire la nostra natura dentro. Questo principio è alla base dell’attività di Nature Coaching.
In questo dialogo silenzioso fra il paesaggio intorno a noi e il paesaggio della nostra interiorità, possiamo cogliere la nostra condizione esistenziale del momento, i nostri bisogni più profondi, e avere intuizioni su come sviluppare il benessere nella nostra vita.
Permetterci di vivere queste esperienze è letteralmente un toccasana per il nostro stile di vita generalmente malato di performance, risultati, sempre di corsa verso il prossimo obiettivo, la prossima meta da raggiungere, nel dovere dell’efficacia e dell’efficienza, senza tregua, da un impegno all’altro.
Se ci esploriamo la connessione con la Natura seguendo, ad esempio, le indicazioni sopra riportate, ci diamo la possibilità di fare un’esperienza in natura diversa da quella ordinaria cui siamo in genere abituati, basata spesso sull’avere un obiettivo da conquistare (la cima della vetta, ad esempio, o un certo quantitativo di kilometri di corsa o di tempo a nuoto), la chiacchera con i famigliari o gli amici, la velocità con cui “mangiamo” l’esperienza e passiamo subito oltre, senza permetterci quell’immersione sensoriale che permette al nostro cervello, come dicono le neuroscienze, di ripararsi, rigenerarsi, attivare la nostra creatività e capacitò di innovazione e problem solving.
“Brain patterning happens over sensory input”.
Possiamo tradurre questo principio neuroscientifico con: “ la ricchezza della nostra vita sensoriale determina la ricchezza dei nostri collegamenti neuronali”, che genera poi idee, soluzioni, decisioni, visione d’insieme.
Questo modo “slow” e “sensibile”di vivere la Natura è stato oggetto di numerose ricerche scientifiche che nell’ultimo trentennio si sono moltiplicate, e di cui potete trovare un elenco non esaustivo a questo link.
In base a queste ricerche, si è dimostrato che esperienze di mindfulness in natura (bagno di foresta, camminate consapevoli, esperienze di ascolto profondo, ecoterapia, nature coaching ecc.) permettono alle persone di accedere a uno stato di coscienza cosiddetto “alfa”, per la maggior presenza di frequenze della banda “alfa” (8-13,9 Hz) nello spettro dell’attività elettromagnetica del cervello. In questo peculiare stato di coscienza sempre associato a rilassamento e sensazioni di piacere:
- Aumentano le interconnessioni fra i due emisferi cerebrali.
- Aumenta l’attività del sistema immunitario.
- Si riduce la produzione di cortisolo (l’ormone dello stress).
- Aumenta la produzione di endorfine (gli ormoni del benessere).
- Si bilanciano i livelli di sodio e potassio nel cervello (dal cui squilibrio dipende lo stato di affaticamento mentale).
- La tendenza all’aggressività viene sostituita da una migliore modulazione delle emozioni negative, i conflitti svaporano o vengono gestiti con empatia e migliori risultati.
- Si riducono i sintomi associati a depressione, ansia, attacchi di panico.
- Aumenta il pensiero creativo e la capacità di problem solving.
- Aumenta la capacità di empatia e di ascolto.
- Aumenta la capacità di visione d’insieme e di prendere decisioni efficaci che tengono maggiormente in considerazione i diversi punti di vista e la generazione di risultati in grado di soddisfare i bisogni di più parti contemporaneamente.
“When you listen to the natural order, you become the natural order and the natural order becomes you”
– Jon Young.
Attraverso esperienze di nature immersion:
- Attiviamo il nostro sentimento di connessione con la natura, e quindi il nostro desiderio spontaneo di far stare bene la natura (proprio come vogliamo fare stare bene una persona per cui proviamo affetto o amore).
- Accediamo all’intelligenza ecosistemica, la genialità intrinseca della Natura che sa affrontare e risolvere ogni tipo di problema, “senza protocolli o politiche per la sostenibilità” (Janine Benyus), con bellezza e in armonia, da 3,8 miliardi di anni.
- Attiviamo in noi ciò che lo psicologo americano Howard Gardner (il fondatore della teoria delle intelligenze multiple) chiama “intelligenza naturalistica”, cioè “l’abilità di entrare in connessione profonda con gli esseri viventi non umani e di apprezzare l’effetto che questa relazione ha su di noi e sull’ambiente esterno”.
Da questo stato di presenza e attenzione, fare pianificazione strategica o progettare prassi di sostenibilità ci risulta naturale, effortless, persino ovvio e quasi banale.
Basta solo allenarsi a tradurre in azioni organizzative ciò che la natura fa da sempre per portare avanti la vita sulla terra, superando cambiamenti sconvolgenti, generando una sempre maggiore ricchezza di risorse per tutti i membri di un ecosistema.
Credo che questo sia l’obiettivo centrale di ogni vera politica di sostenibilità, e possiamo raggiungerlo facilmente imparando a trasferire i Life Principles nelle nostre prassi organizzative.
Ottenere questo risultato fra quattro mura d’ufficio è impensabile, e per questo vi auguro di frequentare la natura e saper riconoscere la sua genialità diffusa, per portare avanti con efficacia e in benessere la vostra missione organizzativa.
Qualunque essa sia, insieme con la Natura sarà più facile portarla avanti.