In queste settimane ho avviato 20 nuovi percorsi di coaching individuali, in due diverse azione del settore spedizioni, che proseguiranno fino a fine Maggio con cadenza settimanale. Due di questi sono Executive coaching per due dirigenti, gli altri sono percorsi di Life Coaching offerti dall’azienda come iniziativa di Welfare ai propri dipendenti (odio questo termine per indicare le persone che lavorano in un’impresa).
Mi sembra una bellissima idea la possibilità che il welfare aziendale includa l’offerta di percorsi di cura di sè, che possono includere aspetti legati alla prestazione lavorativa, ma anche no.
Difatti le persone mi stanno portando i temi più diversi: gestione del rapporto con i figli, con i genitori o con i propri compagni di vita, orientamento professionale, gestione dei conflitti con i colleghi, crescita professionale, orientamento sulla carriera, gestione della propria impulsività, raggiungimento di obiettivi legati al benessere personale tout court.
La validità dell’iniziativa potrebbe venire inficiata dalla tentazione di usare questi incontri come “cura palliativa” nei confronti di alcuni problemi organizzativi. Devo ancora comprendere il livello di consapevolezza e presa in carico di questi aspetti da parte dell’azienda, e dovrò trovare il modo di farlo nel totale rispetto della privacy cui sono tenuta per deontologia nei confronti dei miei clienti.
Ma l’intento primario di “Una porta aperta” (questo il nome dato all’opportunità di un percorso di 4 ore di life coaching, per un massimo di 20 persone) è in realtà proprio offrire alla persona uno strumento in più per il proprio ben-essere, dentro e fuori dall’azienda, e come tale mi sembra perciò particolarmente lodevole.
Più sotto trovate la locandina che ho preparato per promuovere questa iniziativa.
I percorsi di Life Coaching, che per me sono molto più rari rispetto a quelli di Executive e Team Coaching, mi stanno donando un’esperienza umana davvero gratificante.
Ecco le cose più importanti che ho focalizzato, grazie all’ascolto delle persone cui ho avuto l’opportunità di fare coaching.
1.Abbiamo tutti, tanto, bisogno di PIÙ CORPO.
Riportare la mente al corpo, e il corpo alla mente, è spesso la chiave di svolta della consapevolezza personale. Viviamo il corpo come un oggetto da portarci appresso, ma quando riusciamo a sentirlo come la nostra prima casa, e riconnetterci con la sua vita, intelligenza e vitalità, allora possiamo accedere a quella conoscenza organica che condividiamo con tutti gli altri esseri viventi, e che ci rende, subito, in grado di definire cosa è bene per noi stessi, cosa funziona rispetto alla nostra realizzazione, e come orientarci e orientare le nostre risorse nella direzione della nostra crescita personale.
2) Dobbiamo allenarci a essere TUTORI DEL NOSTRO BENESSERE PERSONALE.
Stare bene è il risultato delle scelte che noi operiamo quotidianamente, dipende da noi, e da come scegliamo di proteggerci, orientarci, ascoltarci, coltivarci. Quello stomaco contratto, cosa ti sta chiedendo a gran voce? Quella colite, cosa ti implora di fare? Quel mal di testa, quale via ti indica? Ascoltare il corpo, di nuovo, significa metterci in ascolto delle storie che custodisce, delle parole che dobbiamo iniziare ad ascoltare, delle possibilità e delle risorse che, sempre, esso custodisce per tirarci fuori dal dubbio, dal fango, dal malessere, dall’assenza.
3) Non c’è NULLA DI SBAGLIATO O DI GIUSTO in se stesso.
Ci sono comportamenti e atteggiamenti che ci aiutano ed altri che ci ostacolano nel tentare di essere ciò che desideriamo essere come persone. Più cerchiamo un modello fuori, più ci disconnettiamo dentro, più costruiamo insicurezza e sfiducia nella nostra autenticità.
4) Dobbiamo re-imparare a parlare con le persone, a mettere in gioco la nostra AUTENTICITÀ in un’ottica “Io sono Ok – Tu sei OK”.
Chi fa così vince sempre. Anche se l’altro non ascolta, anche se l’altro ha più paura di noi, anche se l’altro ha delle dinamiche poco chiare nei nostri confronti. Vince chi si prende in carico i propri sentimenti ed emozioni, e fa di tutto per presidiare trasparenza e autenticità nelle relazioni. Alimentando dentro di noi dietrologie e mancanza di trasparenza nelle relazioni, uccidiamo la fiducia in noi stessi, sostituendola con l’affermazione “ciò che sono, quello che sento, quello che penso, non va bene; io non vado bene così come sono”. Nessuno di noi ha nulla di sbagliato. Ci sono solo comportamenti e atteggiamenti più o meno funzionali rispetto alla nostra capacità di soddisfare i nostri bisogni e realizzare le nostre aspirazioni.
Cosa ne pensate?
Su quale di questi punti senti maggiore necessità di allenamento?
Aspetto i tuoi commenti qui sotto!
E intanto, abbi cura di te e del tuo ben-essere.
Diana Tedoldi